it

Autoritratto, interpretazioni e dintorni: Courbet e non solo

19.02.2025

Spesso ci si chiede: perchè autoritrarsi? Risponderò in questo articolo per il tramite di un altro interrogativo: perché Courbet, è portato ad autoritrarsi? È proprio da questo dilemma, dalla volontà di individuare le radici psicologiche che si celano dietro il bisogno di Courbet di riprodurre figurativamente la propria immagine che nasce l'interesse per la serie degli autoritratti; infatti, proprio per il tempo che impone all'artista di stare solo con sé stesso a riflettere ed a confrontarsi con la propria immagine l'autoritratto diventa un paesaggio psicologico. 

Si evince dagli autoritratti di Courbet che la faccia occupa quasi tutta la superficie del quadro divenendo quindi un genere a sé stante. È molto pronunciata poi sulla superficie della faccia l'ombra che ha caratteristiche ben precise nella psicologia e che in generale può essere associata all'inconscio o alla rimozione. Lo sguardo di Courbet è poi i dentico ad altri sguardi come quello delle 'Demoiselle des boards della seine' dello stesso artista. Quindi c'è un identificazione tra Courbet e le donne in questione, che quindi dichiarano che la personalità dell'artista è una personalità bohemien.

É inevitabile riferirsi allo specchio; e lo specchio è al centro del rapporto dell'uomo con la sua immagine e con la sua identità ed è un elemento indispensabile nel campo dell'autoritratto. Inoltre, lo specchio è alla base della formazione dell'Io come sostenuto da alcune delle principali teorie psicoanalitiche: Freud, fu il primo a sottolineare l'importanza di questo strumento nello sviluppo infantile, seguito poi da altri psicoanalisti quali Lacan, Wallon e Winnicot. Quindi, l'autoritratto funge da vera e propria ricerca del sé; diventa un modo per autodefinirsi, per oggettivare sullo spazio circoscritto del quadro la propria soggettività dispersa e per raggiungere un chiaro senso di identità.

Oltre alla ricerca di sé e alla funzione riparativa, sono presenti altri meccanismi che spingono alla realizzazione dell'autoritratto: uno di questi è proprio il meccanismo che spinge l'artista ad autoritrarsi al fine di indagare il mondo interno e capire chi egli è realmente. Collegato a questo, c'è la volontà dell'uomo di lasciare un documento psicologico di sé all'osservatore dell'opera, una sorta di impronta della propria esistenza per le generazioni future.

Spingono l'uomo alla realizzazione dell'autoritratto anche il bisogno sociale di comunicazione (ossia la maschera mediante la quale l'artista vuole presentarsi agli altri) e il tentativo di elaborazione del lutto per la propria morte (infatti l'uomo, identificandosi con l'immagine deformata di sé, ha la possibilità di abituarsi all'idea della sua morte). Quindi, nell'intento dell'autoritratto c'è pure la volontà di controllare e disinnescare il potenziale negativo inerente le trasformazioni del corpo.

È qui ipotizzabile il fallimento a cui va incontro Courbet (di personalità bohemien ma anche parte della comune che prenderà il potere a Parigi), e che quindi successivamente verrà accusato della distruzione della colonna di Vendôme e al pagamento di 300.000 Franchi, cosa che lo costringerà a riparare in Svizzera e finire i suoi giorni in esilio.

Una ambiguità/ambivalenza (forse scissione) che emerge dall'autoritratto di un individuo dedito all'arte (anche confrontando i suoi scritti con la sua personale vicenda); che potrebbe aver maturato un complesso di colpa rispetto al suo impegno politico più utilitarista che idealista, nutrendo le due posizioni estreme differenze e posizioni inconciliabili.