Museificazione o estinzione? L'ambiguità psicologica del genere Post apocalittico

di Davide Tedeschini*
È un genere che si è andato stutturando negli anni, contraddistinto da una diversa qualificazione estetica di alcune iconografie tradizionali. Il 'paesaggio' incontaminato, di rovine ed elementi tecnologici, così come il 'ritratto' che mostra l'umanità alterata da inedite biodiversità: una 'contaminatio' che non si ferma alla sola trasfigurazione della natura ma che rappresenta anche una metamorfosi di storiche correnti come quella del 'Sublime' o del romanzo 'gotico', in cui Horror e Fantascienza novecenteschi giocano un ruolo da protagonisti ma, in ogni caso, tutti condizionati da una narrazione che vuole essere realistica e attuale, persino iperrealistica.
Uno dei primi esempi di film post-apocalittico, che può essere anche considerato un antenato del filone, è Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, con le musiche di Philip Glass, realizzato nel 1982 negli Stati Uniti. Nel lungometraggio si mettono in evidenza le criticità dell'esasperato progresso tecnologico industriale-architettonico e lo sviluppo di una società in verticale, che si avvicina al disastro.
Il film non ha dialoghi ma frappone, tra le tante immagini di paesaggi incontaminati, quelle di zone industriali o urbane caotiche e inquinate. Di queste ultime vengono riprese, molto da vicino, strutture urbanistiche caotiche, come svincoli autostradali e grattacieli, piazze brulicanti di persone che si recano a lavoro, spesso in slow o fast motion. L'accostamento evoca la profezia di una tribù indiana autoctona (dal nome Koyaanisqatsi) che riguardava la caduta in disgrazia dell'umanitá dopo l'avvento del massimo progresso.
Ma l'evoluzione di questa iconografia definisce un genere nuovo, perché abbiamo, di fronte a una natura che riconquista la sua gigantesca dimensione e purezza primordiale, la cognizione che questa purezza è raggiunta a causa di un devastante conflitto nucleare, di cui non si ha più cognizione, cui l'umanità è andata incontro, così come si va incontro a un fallimento.
Gli intrecci di questo genere con molti altri è incredibilmente prolifico. Per esempio un famoso film dato anche nelle televisioni, per sensibilizzare la popolazione o per sfruttare -inserendo pubblicità durante la proiezione della pellicola- la paura di un conflitto globale termonucleare, è The day after (1983), una pellicola conosciuta dal vasto pubblico, che fa parte, non tanto del genere fantascientifico, ma di quello del 'realismo', soprattutto con quello di 'cronaca politica', in quanto rivolto allo spettatore del tempo, come un film di critica nei confronti della politica degli armamenti.
È evidente che queste pellicole più importanti sono catalizzanti negli anni '70 -massimo periodo di guerra fredda- ed evocano lo scoppio della bomba atomica del '45, che appunto fa presagire un futuro nefasto, in cui si delineano gli elementi di un pianeta disabitato, che riconquista la bellezza della natura, ma in cui l'uomo ha rischiato l'estinzione di massa.
Il corpo invece è caratterizzato dall'aggiunta di dispositivi elettronici, protesi altamente sofisticate, che permettono di superare alcune barriere umane, riconducibili al genere al Post Human (Postumanesimo), che proviene addirittura dalla letteratura ottocentesca con romanzi come Frankenstein - il moderno Prometeo (1817) di Shelley, o il Mago di Oz (1900) di Baum, in cui abbiamo le prime rappresentazioni di un uomo meccanico o di un automa che si rifanno al mito classico di Prometeo o Icaro.
Con l'avvento della rivoluzione industriale -di cui abbiamo avvisaglie già con l'Illuminismo nel Settecento- i procedimenti meccanici, gli ingranaggi, così come l'utilizzo del strutture in acciaio, arriveranno ad una apoteosi a inizio Novecento con la diffusione dell'elettricità, del motore a scoppio, dell'aereo e con il cinema, con il quale si avrà una vera e propria sublimazione della tecnologia.
In tempi recenti l'enfasi di un contesto post-apocalittico ci è divenuta familiare con pellicole, anche commerciali e diffusissime, come Mad Max (1979) o Blade Runner (1982), che derivano dalla radice comune del genere 'fantascienza', che aveva tutt'altra provenienza, per esempio dai libri di Isaac Asimov di metá Novecento. C'è in queste pellicole il 'Cyber punk' un sottogenere della fantascienza che unisce High Tech (alta tecnologia) a Low Life (bassa qualità della vita). Il contrasto crea un senso di inquietudine perché l'immagine delle protesi bioniche si sovrappone a quella delle protesi rudimentali che venivano usate, per esempio, per i reduci delle guerre mondiali. Spesso, quelle protesi erano poco più che elementi aggiunti, realizzati in legno o altri materiali semplici, così come avviene in un futuro distopico, con protesi elettroniche ma mal funzionanti.
Il paesaggio, spesso desertico, è l'espressione di danni all'ambiente causato da reattori nucleari (ad esempio disastro di Chernobyl) o per gli esperimenti atomici controllati del Progetto Manhattan nel deserto dello Utah o come le zone off limits di Fukushima a inizio del 2000.
A questi disastri si accompagnano anche cataclismi ambientali enormi come lo tsunami che si è abbattuto sulle coste delle isole dell'arcipelago orientale nel 2004, eruzioni vulcaniche, i tornado che sono un fenomeno climatico e tipico del centro America, sono lo scenario degli Action Movie hollywoodiani.
Quindi, il genere Post-Apocalittico si struttura sull'intersezione tra disastri ambientali (naturali o derivanti dall'uso scorretto di risorse nucleari), le prospettive di evasione da un pianeta, inquinato e caotico della Fantascienza (colonizzazione di altri mondi e viaggi interstellari), e la modificazione del corpo tipica del Post-Umanesimo, culminando nell'iconografia di una natura incontaminata che coesiste con i resti di uno sviluppo tecnologico estremo sopravvissuto all'evento catastrofico, come il 'Teth' del film Oblivion (2013) di Tom Cruise, una gigantesca e misteriosa intelligenza artificiale aliena con la forma di un tetraedro, responsabile della guerra contro gli umani e della successiva distruzione della Terra.
Entrando nel merito di questa filosofia del genere, dobbiamo considerare che questa natura incontaminata viene rappresentata in stile iperrealistico, causato dall'estrema qualità raggiunta dalla fotografia digitale e dal cinema, esattamente l'opposto di quello che poteva fare l'arte fino al secolo prima con la fenomenologia delle Avanguardie storiche: da sempre l'uomo aveva guardato la natura con occhio indagatore, come fa Cézanne con la Montagna di San Victoire (1905) o come faceva nel Barocco.
In questo nuovo genere invece l'uomo non indaga più i fenomeni naturali ma li subisce nella loro grandezza: può ricordare lo stile del 'Sublime' in cui l'esploratore -ad esempio nei quadri di Friedrich- si trovava di fronte a una natura incontaminata, costituita da montagne, da distese ghiacciate, da oceani che l'uomo voleva conquistare, il che comportava anche la loro distruzione, ai fini del loro possesso.
Nel genere Post apocalittico l'uomo rinuncia ad approfondire il suo legame con la natura e la vede in maniera distaccata: l'esplorazione d'altrocanto non è più terrena ma intergallattica, così come l'attuale astrofisica teorizza che l'universo è un ologramma, l'esplorazione è virtuale.
Ma se nell'ambito del 'realismo' l'iconografia di questi generi è abbastanza chiara, annoverando elementi come paesaggio urbano, corpo, paesaggio rurale, la lettura recondita dei simboli relativa a questi elementi è molto più complessa e si lega ai modelli dell'immaginario collettivo.
L'uomo oggi respinge la natura, che è stata invece da sempre terra di conquista, così come in una società patriarcale lo era la donna: nella società attuale, contraddistinta dalla crisi della tradizione patriarcale, i rapporti tra l'uomo e la donna si fanno più distaccati. Questa identificazione della 'natura' con la 'donna' fa parte di una tradizione antichissima, che affonda le sue radici nella notte dei tempi, fin dalle statuette muliebri preistoriche, che simboleggiavano una societá matriarcale fusa con la natura nel simbolo della 'Grande madre'.
Oggi in una società 'fluid gender' questo tipo di atteggiamento di conquista viene a mancare, così come manca l'oggetto dominante e dominato, si crea ambiguità tra l'emittente e il ricevente della comunicazione.
Una parentesi va aperta anche per il genere Fantascienza, che si ferma alla capacità dell'umanità di realizzare stazioni spaziali internazionali, dove ricreare l'ambiente oppure realizzare viaggi intergalattici, sebbene questi argomenti siano solo una metafora del mutato rapporto tra i sessi o tra le classi sociali.
È il caso di alcuni film come District nine (2009) o Elysium (2013) in cui traspaiono le enormi differenze tra le classi sociali più agiate e quelle più umili della 'piccola borghesia' o della 'classe operaia', in cui le forme di governo appaiono come tecnocrazie che tengono sotto controllo lo status quo.
Quindi qual è la prima impressione ? La prima impressione è che ci siano delle differenze nella salute, nel benessere, nella possibilità di avere una vita agiata. Alcuni non hanno accesso a servizi estremamente costosi o a spazi, luoghi per privilegiati. In realtà viene in mente la città di Dubai, anche se nelle stesse metroipoli occidentali e ora, anche orientali, vivono a contatto famiglie ricche e famiglie povere. Così come a livello globale pochi individui detengono la maggior parte delle ricchezze del pianeta rispetto al resto della popolazione.
Quindi non solo questioni di stile di rappresentazione ma anche espressione di rapporti sociali e disequilibri, così come esiste una sproporzione tra l'estrema purezza dell'ambiente incontaminato dell'entroterra, come il deserto, e l'estrema artificiositá dell'ambiente urbano, con strutture architettoniche in verticale di centinaia di metri di altezza.
La teoria che vede la similitudine tra il genere del Sublime e il Post apocalittico si basa su un evidente ribaltamento dei ruoli: mentre nel Sublime ottocentesco l'uomo si poneva come conquistatore di una natura inesplorata, nel Post apocalittico la natura è inconquistabile e sacra, in quanto già consumata.
L'immagine evoca il concetto di 'sacro' così come espresso da Roger Callois nelle numerose declinazioni de L'uomo e il sacro (1939), che Agamben nel suo Profanazioni (2005) interpreta come teoria sulla museificazione corrente: "Dovunque si rechino, essi ritrovano moltiplicata e spinta all'estremo la stessa impossibilità di abitare che avevano conosciuto nelle loro case e nelle loro città, la stessa incapacità di usare che avevano sperimentato nei supermercati, nei Malls e negli spettacoli televisivi. Per questo, in quanto rappresenta il culto e l'altare centrale della religione capitalista, il turismo è oggi la prima industria del mondo, che coinvolge ogni anno piu di 650 milioni di uomini. E nulla è così stupefacente come il fatto che milioni di uomini ordinari riescano a compiere sulla propria carne l'esperienza forse più disperata che sia data a ciascuno di fare: quella della perdita irrevocabile di ogni uso, dell'assoluta impossibilità di profanare". (Agamben, Profanazioni, ed. Nottetempo, 2014, Roma.)
L'umanità, si potrebbe ipotizzare, ha quindi due strade estreme ed opposte da percorrere per far riconquistare il sacro alla natura: renderla impossibile da conquistare come effetto di un disastro termonucleare globale o museificarla, cioè renderla una riserva naturale globale.
In conclusione, cos'è un disastro? Anche in questo caso vengono tirate in causa le fobie occidentali per una forza oscura che vuole prendere il sopravvento. Non si tratta però di una forza naturale ma di un profondo divario sociale, che solo la psicanalisi può riconoscere. Prima di un evento catastrofico come quello delle torri gemelle del 2001, si diffonde in maniera ossessiva il genere autonomo dei 'Disaster movies', come epifenomeno di una societá borghese che sta per andare incontro al disastro, così come la societá parigina di fine Ottocento raffigurata dall'Impressionismo sará di li a poco devasta dalla Prima guerra mondiale.
I Disaster movies non sono solo film di inondazioni apocalittiche o di meteoriti che impattano sulla terra, come nel film Armageddon (1998), ma anche di mostri come Godzilla (1954) che dopo secoli e secoli di letargo tornano a farsi vivi.
Così come l'Horror fantascientifico di Alien (1979), (e dei suoi numerosi sequel) in cui lo xenomorfo non è solo un tipico 'uomo nero' a cui può attingere l'inconscio, ma, collegato all'umanità, è l'archetipo femminino come evocazione della emergente autoritá di una società matriarcale sepolta nel Paleolitico, che riemerge per minacciare un ordine patriarcale oggi vacillante.